E' come una soffice coperta dai colori terrosi, una cappotto in cui stringersi, nelle fredde sere autunnali.
Poi succede questo. Un giorno ti accorgi di essere vicino ai trenta, e mentre fumi l'ultima sigaretta della giornata (che ultima non è mai) ti accorgi che tutte quelle regole sull'amore e sull'innamoramento che ti sei raccontata fino al giorno prima sono solo arredamenti ingombranti e di poco gusto, appoggiati lì nella tua mente, con il compito di farti dormire più tranquillo.
Capisci che tutto quel “cercar di imparare”, assimilando e incasellando le storie precedenti, è stata solo una comoda illusione, e che alla fine non hai capito un granché a riguardo. Succede che alla fine ti stanchi, ti arrendi, metti su un disco e ti lasci colpire da piccoli flash passati. Fotografie grigiastre interiori un po' impolverate che ritraggono quegli attimi per quello che sono, senza pesanti morali, conclusioni e verdetti.
Lui ti racconta delle storie: ci credeva talmente tanto, per lei avrebbe rapinato una banca, o ancora peggio, ci sarebbe potuto finire a lavorare in quella banca, perché l'unica cosa che contava, alla fine, era tornare a casa con la sicurezza di trovare lei (“Sei stata gentile”); avrebbe potuto abbandonare tutti e tutto per partire con lei (“Un viaggio”); o di quella volta che voleva solo sentirla parlare, all'infinito (“Parlami”).
“Il circolo vizioso” è questo: istantanee di storie che, molto probabilmente, la maggior parte di noi ha vissuto. Un cortometraggio coinvolgente dai colori autunnali, con uno sguardo malinconico rivolto a tutte le inclinazioni di un amore passato. E' stato registrato in una casa di legno sulle sponde del lago d’Idro, questa atmosfera intima, riflessiva, si sente eccome (principalmente nelle dolci ninna nanne come “Stella”, “Tentazioni”). Tablo riesce a convincerci anche quando sperimenta soluzioni sonore leggermente più dinamiche e vivaci: “Il matrimonio di Aurora”, dal ritornello piacevolmente incalzante, “Sei stata gentile”, dai leggeri richiami jazz nel finale.
Voce pulita e garbata, una chitarra acustica, qualche incursione di violoncello, piano e contrabbasso, liriche dirette che scivolano via leggere: ingredienti che rendono “Il circolo vizioso” un delicatissimo e avvolgente decalogo cantautorale dalle leggere sfumature pop. Si ha la costante impressione che ogni canzone sia una sorta di archivio all'interno del quale sono raccolte sensazioni ed esperienze comuni, anche se, ovvio, partono da spunti personali. “Il circolo vizioso” è bello, è come una soffice coperta dai colori terrosi, una cappotto in cui stringersi, nelle fredde sere autunnali.
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La recensione Il circolo vizioso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-16 00:00:00
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