Tornano i Three Second Kiss con un disco esplosivo e ottimamente congegnato, con il loro mix di post-rock e psichedelia
Un hammond horror rock introduce il nuovo episodio sulla lunga distanza del combo in questione, giunto a noi a 4 anni dal buon precedente “Long Distance”.
Appare da subito chiaro come il mood dei Three Second Kiss sia improntato a una libertà espressiva totale, che vive sì del retaggio post (di quello duro), come in “Caterpillar Tracks Haircut”, ideale crocicchio tra June Of 44 e Don Caballero, giustapposizione per un suono triangolare (guit/bass/drums) dagli echi passati, ma (passati, appunto) attraverso un setaccio attuale.
“The Sky Is Mine” s’apre a un disarticolato free-form del tipo newyorchese, come se Oneida incontrassero le lande desolate e disossate di Joan Of Arc, affascinante nel suo incedere tumultuoso. Arriva poi “Maya” a scombinare un po’ il mazzo, con un ostinato quasi krauto (remember Rollerball or Ohm?), con un bel cantato psichedelico, per un andamento ipnotico pieno di chitarre sature e atmosfera leggermente noisy.
C’è uno strano afflato southern nella magnifica “Vampirized”, davvero originale pur nel suo vivere nel limbo post-rock, pieno di strategie percussive e cambi d’emotività.
Nonostante la band dichiari (ipse dixit) che le etichette di genere non valgono per la musica dei TSK, in realtà qui le referenze si sprecano, eccome, ma è tutto così maledettamente evoluto e pieno di verve, che davvero cè da chiedersi che senso potrebe avere perdersi nel gioco dei rimandi, o nella strategia degli specchi.
Gran disco, cui una produzione (nonostante gli ottimi nomi in gioco dietro al mixer) leggermente in levare, avrebbe di certo giovato.
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La recensione Tastyville di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-21 00:00:00
COMMENTI (2)
si, è Ligabue, tra l'altro lo stesso quadro l'aveva utilizzato come copertina Sergio Endrigo nell'85
E' un quadro di Ligabue sulla copertina dell'album?