Trent'anni e non sentirli. Un nuovo esordio, nel segno dei migliori '80 visti con gli occhi del presente.
Storia travagliata quella dei Luc Orient, in attività dai primissimi anni ottanta ma di cui questo è di fatto l'unico album fatto e finito. Come si sa, le storie travagliate fanno bene alla creatività. Non sempre, ma spesso. In questo caso sì, la creatività ne ha tratto giovamento: “La Vie à Grande Vitesse” è un lavoro che non lesina in dinamismo e ricerca sonora, recuperando suggestioni dagli anni delle origini e arricchendole di world, folk, cantautorato e ritmi e strumentazioni di ampie vedute. Se di wave si può parlare (la tentazione di farlo viene soprattutto da “Amore, nessun dolore”, il pezzo più krismatico) è in senso ampio e talkinheadsiano: esemplari “Oui Misses Bloom”, con la mescolanza di inglese, italiano e francese, i fiati e i ritmi tropicalisti, e la title-track, dall'andamento reggaeggiante su cui non stonano la melodia francofila e il cantato alla Bryan Ferry. Pur senza dimenticarsi del presente, lucidamente rappresentato nelle liriche (“Champagne” e “Requiem” in particolare), La Vie mantiene il respiro elegante di certe opere d'altri tempi, nel portamento un po' smagliato con cui vengono offerti all'orecchio brani come lo spettrale “La casa” e il baustelliano “Mi Dva”, impregnati di crooning meditabondo e decadente. Très chic.
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La recensione La Vie à Grande Vitesse di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-02-04 00:00:00
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