Significa qualcosa per il destino di queste band la presenza su questo tributo ai Pink Floyd? Niente affatto
Qual è il criterio con cui giudicare un tributo a un artista? In realtà, a mio avviso, ce ne sono due: o la cover funziona di per sé, come fosse un nuovo originale, o funziona nel confronto con l’originale. Purtroppo, raramente almeno uno di questi due criteri è soddisfatto in questo “One of My Turns”: versioni povere, sound approssimativo che non sa rendere la magia degli originali (colpa delle registrazioni e dei mezzi economici degli artisti coinvolti o vera e propria sciattezza?), voci spesso imbarazzanti. Spesso c’è la netta sensazione che manchi proprio la comprensione dello spirito di quello che si interpreta. E ci si chiede se chi si è cimentato con un materiale così impegnativo abbia almeno capito i testi. Che non è una domanda oziosa, dato che un famoso produttore italiano, quando si trattava di cominciare a lavorare su un disco, aveva l’abitudine di leggere a voce alta il testo della canzone in questione: e scopriva spesso che, a parte il cantante, il resto della band non aveva la più pallida idea di cosa parlasse il brano che stava interpretando. Da lì il famoso produttore riprendeva il lavoro per far portare alla luce lo spirito del pezzo anche nell’arrangiamento.
Data la mancanza di spazio, giudizi in pillole. Ecco l’elenco dei bocciati: Ropsten (un compitino amatoriale. E bisognerebbe saper cantare); A Violet Pine e Desert Wizards (semplicemente due brutte versioni); Mondo Naif (un brutto pezzo hard rock); D.U.N.E. (più che psichedelica o stoner l’attitudine – non il genere! – sembra punk: che c’azzecca?); Ka Mate Ka Ora (a descriverla, questa ballata con Ballata con incedere dylanesco e jingle alla Byrds, sembrerebbe riuscita: invece è molto povera); ofeliadorme (sembra un pezzo delle Hole o delle Breeders, il che andrebbe anche bene: ma che c’entra con il testo? Tristezza); Dani Male & the Dead (fredda, manca la surrealtà dell’originale).
Passo ai rimandati: Sara Ardizzoni (la voce è evocativa, ma l’arrangiamento è pessimo); Senzafissa Dimoira (niente male, ma la voce fa perdere la magia dell’originale); The Child Of A Creek (molto diversa dall’originale, ma bella: peccato per la voce); Nut (bella versione, ma pessimo suono di chitarra e brutto mix).
Promossi: Furious George (bella, con accenti alla Simon & Garfunkel); Unmade Bed (bella, molto fedele); Fabio Zuffanti (molto bella).
Bilancio: significa qualcosa per il destino di queste band la prestazione su questo tributo? Niente affatto. Ci sono artisti bravissimi a interpretare brani altrui, ma negati a scriverne di propri. Così come gente bravissima a rendere i propri brani ma impedita a interpretare quelli altrui. Più che altro bisognerebbe avere maggiore coscienza delle proprie possibilità. Fare una cover riuscita è una delle cose più difficili del mondo. Se non ci riesci, lascia stare.
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La recensione One of My Turns, a tribute to Pink Floyd di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-14 00:00:00
COMMENTI (5)
@lazlotz Le lezioni private 'sti musicisti le hanno già prese e il punto stà proprio qui: a cosa sono servite?
Non l'ho ancora ascoltato, ma @re mi hai fatto ridere a fare il prof!
ci vediamo a settembre, prof... (scusi, per caso lei da lezioni private?) :D
Ah Renzo, pemme nun ce capisci morto de musica, fattelo dì cor core: er pezzo de l'Ardizzoni e der Canali spacca i culi, se remandi loro, tu devi d'hanna a refà la prima elementare! Cor rispetto eh, amici come prima, ma ogni tanto anvedete de scenne da sti piedistalli de blogger e puliteve la bocca quanno parlate/scrivete de gente che almeno fa: tu che fai? Stai là nella cameretta tuia solo a criticà... cor rispetto sempre parlanno, la colpilesion è bellla e potente, ma darla a sto sito sembra che sia stato come da ddare perle ai porci
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