Un disco altalenante che non riesce a raggiungere la sufficienza
"Folle di Noi" de La debole cura è un album che si caratterizza per un'incredibile altalenanza di alti e bassi che si susseguono durante tutto l'album. La proposta della band lombarda, composta da Simone Giorgi, Stefano Ronchi, Francesco Lista e Marco Zaffignani, infatti, non riesce a mantenere uno standard qualitativo soddisfacente. Una tendenza che può essere ritrovata anche nello stesso brano, come nel caso della open-track,“19”, in cui l'intro strumentale sembra prepararti al meglio ma, nel giro di qualche minuto (e con l'ingresso in scena della voce), ti rispedisce improvvisamente con i piedi per terra deluso. Buona, in toto, la seconda traccia, “Illusione”, che sembra attingere a piene mani, prima per cadenza e tono di voce, poi per musicalità, da “La città morta” degli intramontabili Massimo Volume. Si ritorna di nuovo sotto la sufficienza con “Sentivo respirare anche le mosche” che, nonostante qualche buona idea, si accartoccia su se stessa, dimostrando l'inadeguatezza della band nel riuscire a catturare (almeno la mia) attenzione. Stesso discorso per “Decommusification”: quasi cinque minuti di stucchevoli riff, che sembrano mancare di un'idea di fondo ben definita e che scorrono senza colpo ferire.
Nulla da eccepire sulla preparazione tecnica della band. Parecchio ci sarebbe da dire, invece, sugli arrangiamenti piuttosto monotoni e senza molti guizzi interessanti. Un album, dunque, a cui manca quell'elemento in più, impalpabile ma fondamentale, che distingue un buon lavoro da uno mediocre.
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La recensione Folle di noi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-09-25 00:00:00
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