Il terzo disco della band garage campana trasuda stile. E non è un particolare di poco conto.
Stile è una band che spedisce promo in vinile e cd, insieme per non sbagliare. Stile sono i baffetti abbinati all’occhiale scuro, e chiudiamo un occhio se qualche stivaletto è un po’ troppo a punta. Stile è un intro come quello di “Both of you”, con l’entrata calibrata al punto giusto. Stile è, per i Funny Dunny, suonare le proprie pepite partendo da casa base Avellino, e poco importa se è molto più dura. Perchè alla fine dei conti chi ha orecchie per intendere (il Festival Beat di Salsomaggiore, o Nene dei Movie Star Junkies e Matteo dei Mojomatics, dietro al mixer di questo disco) intende sempre.
Dunque, un terzo lavoro di tutto rispetto per la band campana, sempre all’insegna del fuzz con qualche piccolissima deviazione, come lo strumentale alla Ventures (dopo cura ricostituente, certo) “Mugello’s Theme” e l'ottima “B-side”, che sta di casa esattamente al crocicchio dove (in occasioni selezionate) si incontrano rhythm & blues e rockabilly. E per la strada i Funny Dunny ci regalano qualcuna delle loro sciccherie, come la torbida “Failure”, brano dalle sfumature tex-mex che rimanda però al neogarage di metà anni Ottanta, quello subito dopo la sbornia di new wave. O “Don’t believe it”, un pezzo che più Rudi Protrudi non si potrebbe. O ancora, la bella cover di “She said yeah”, storico lato b di Larry Williams reinterpretata tra gli altri da Stones e Hollies.
Qualche momento di stanca (“I’ve been”) o di rifirittura troppo evidente (“Otis”) in “The waiting grounds” c’è anche, così come qualche altro in cui la pur volenterosa voce di Sal Mirabella si rivela non particolarmente a suo agio. Ma sono dettagli trascurabili, all’interno di un quadro generale che definire semplicemente godibile sarebbe riduttivo. E che trasuda stile ovunque, particolare di non poco conto.
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La recensione The Waiting Grounds di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-11 00:00:00
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