Drifting Mines Drifting Mines 2012 - Rock'n'roll, Blues

Drifting Mines precedente precedente

Un esordio rock'n'roll un po' telefonato e convenzionale. Ma con due chicche acustiche che fanno ben sperare

Adalberto Correale è un cantante-chitarrista del giro rock'n'roll romano, che si cela dietro questo esordio a nome Drifting Mines. Un nom de plume che in realtà porta sui palchi già da diversi anni e che è stato testimone di svariati cambi di formazione. Arrivato a stabilizzare la line-up nel 2012, Correale decide di fissare su cd dieci brani del repertorio della band. Che autodefinisce il proprio sound "innovativo, potente e viscerale" e lo suffraga con una lista di ascolti garage e fifties rock'n'roll tanto raffinata quanto completa. Peccato che il risultato all'ascolto non appaia esattamente all'altezza delle premesse. Di innovativo, per cominciare, c'è ben poco, e non è che sia tanto un problema in un genere come il rock'n'roll: ma tra non essere innovativi ed essere telefonati c'è una certa differenza. Insomma, la convenzionalità (per non parlare del discreto becerume) di pezzi come "Barrelhouse rock" e "I wanna ride you" salta proprio all'occhio. Un po' meglio "Alone in the blues", vicina alle cose più incazzate dei Violent Femmes, e "Peppermint club", che sfodera un valido riff di chitarra in chiusura.

Per quanto riguarda la potenza di fuoco, sì, qualcosa c'è: ma assolutamente nella media, i Drifting Mines non sono quel gruppo che - almeno su disco - ti resta impresso per il tiro formidabile. Sicuramente la registrazione in presa diretta non giova a tal proposito, risultando l'asse ritmico abbastanza ovattato e un po' in secondo piano: ma non è unicamente una questione di mix.

D'altro canto, superata la metà dell'album, Adalberto sforna un paio di pezzi davvero interessanti, "This day is mine" e (soprattutto) "There's no truth". Due lenti, chitarra voce e poco più, qualche rifinitura di slide e vibrafono, in cui viene fuori l'anima busker e romantica del loro autore, lontana anni luce dalle spacconate che le precedono in tracklist. Bella anche la resa del cantato, in questi episodi: la voce trema un pochino nel mettersi a nudo, senza il muro di chitarre alle spalle, ma forse è proprio quello il segreto.

Bastano questi due brani a dare testimonianza del talento come songwriter di Correale, che gli altri otto pezzi non svelano a sufficienza. Non vuol essere un suggerimento a mollare il rock'n'roll dei Drifting Mines e a darsi unicamente all'acustico, ma solo a riflettere di più su cosa valga la pena di portare su disco e cosa possa essere lasciato unicamente alla dimensione live. C'è da credere che, con le cose che ascolta e la capacità di scrittura che ha lasciato intravedere, i passi falsi possano fermarsi qui.

---
La recensione Drifting Mines di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-13 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia