In una recensione dignitosa due aspetti, separati poi non molto fra loro, concorrono al giudizio generale su una nuova uscita musicale: la qualità compositiva di ciò che si ascolta e la sua – pretesa, pretestuosa, irrealizzabile perché non ci sono nuove storie, solo nuovi modi di raccontarle ecc. - originalità. Nel caso di questo breve Ep di AC Prodz (che è un tizio solo ma non si sa come si chiami, e poco importa) la qualità è innegabile: la scelta dei suoni, la costruzione dei brani, la stessa resa acustica sono cose evidenti all'orecchio. Sull'originalità (dai, evitiamo sofismi e polemiche!) si potrebbe invece discutere. Chiaro, se uno ci mette dentro i Boards of Canada e i Plaid, che non sono certo il riferimento musicale elettronico dell'hic et nunc, strappa un sorriso ai vecchi cuori Warp come il sottoscritto. Però, nonostante le atmosfere sognanti con pianoforti lontani e – vero e ben suonato – violino dal sapore bachiano (“Dither Class A”), i loop di batteria e i glitch, rimane sempre quella sensazione di sentito che ti porta a riascoltare la sorgente, piuttosto che la foce.
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