Per chi cerca linearità e compiutezza, per chi ama la forma-canzone nella sua accezione più matematica, per chi non cerca sorprese: i Plan De Fuga tornano con un lavoro che parla dell’amore e delle sue declinazioni, anticipato da un videoclip per ciascun brano, che assieme vanno a creare un cortometraggio. E vai col rock che una volta chiamavamo indie e ora chissà.
“Touché” apre benissimo con carica e presa rapida, orecchiabile e col crescendo che trasforma una piccola vena malinconica nell’esplosione di un che di più forte. Bella e originale “Not Ordinary Dreams”, giocata su un pianoforte jazz che insegue la voce, per poi scivolare tra strumenti in preda a virtuosismi golosi, davvero un pezzo riuscito e costruito con attenzione. E poi, che dire: le cose funzionano, “Head Games” coinvolge coi suoi controtempi e il ritornello come treni in corsa, “The Crowd Artist” è tirata e metodica nel suo trascinarmi via in lunghi viaggi in auto senza meta, “Violence” chiude con dolcezza e pose alla Nick Cave, e aggiungi pure una ghost track che più rabbiosa non si può .
Un buon disco, molto curato, anche troppo, perché tutto sembra artefatto, privo di emozione, sicuramente esportabile ma non un colpo al cuore e senza colpo al cuore potrai anche essere una delle band più innovative e sorprendenti ( così si autodefiniscono), ma rimarrai sempre ‘una delle band’.
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