In bilico fra tetro e sognante, appesi a un filo ideale che dal desert rock va alla new vawe. Bravi (con riserva)
Un po' americano, un po' inglese. Un po' tetro e decadente, ma un po' pure sognante. Un disco sicuramente complesso, quello dei Rio Mezzanino: sono al secondo LP, vengono da Firenze e sono in giro da abbastanza tempo per raccontarcene e averne assorbite, di cose successe nella musica.
Ad aprire il disco, “Sleep Together”, da cui hanno tratto anche un video. Un'intro che è in sostanza un pezzo dei Radiohead, con dei bridge che fanno poi molto new wave britannica. Manieristica, con questa voce tenebrosa e spessa che rallenta i riff rapidi. Il cambio di passo, rispetto al primo lavoro, è quindi evidente fin dall'inizio. Se prima erano sintonizzati sul folk-rock più made in USA, con parecchie incursioni latineggianti tex-mex, ora hanno riattraversato l'Atlantico, portandosi dietro giusto un diffuso tocco alla Mark Lanegan e aggiungendo anche un pizzico di elettronica.
L'unico pezzo che sembra ancora legato al vecchio retaggio è “Thorn”, per il resto c'è tantissimo Nick Drake, tanto per capire di cosa parliamo, condito in salsa desert. Ci sono parecchi cori femminili, visto che metà della band (batteria e chitarra) è donna. Molti i ritornelli azzeccati, come quelli ossessivi di “Get me down” o di “My Enemy Jr”. Apprezzabile “Mint & Holy Water”. Quasi alla Massimo Volume, invece, la chitarra iniziale di “Animal”, anche se ovviamente il brano va poi in tutt'altra direzione, psichedelica. Chiusura dalla vocazione noise (“For love”), pezzo migliore dell'album insieme a “A Star”.
Si fanno voler bene dopo qualche ascolto, perché nonostante il girovagare derivativo tra vari mostri sacri, riescono a mettere a segno ritornelli e melodie, con arrangiamenti esperti e pure furbi. Ma, a dirla tutta, non arrivano a far battere il cuore, perché la sensazione di déjà-vu è forte in molti passaggi. Potrebbero alzare l'asticella del coraggio e rischiare qualcosa in più. Lo sappiamo che sono bravi: ora vogliamo vedere un po' di sangue.
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La recensione Love is a radio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-24 00:00:00
COMMENTI (1)
Bello bello questo disco. Notevole.