A primo ascolto, l'impatto non è stato dei migliori: la solita anglosassonata rifatta all'italiana. E invece, lo ammetto, qui c'è qualcosa di buono, qualcosa che funziona. Niente di originale, per carità. Nessuna sorpresa e nessuno stupore. Eppure, i The Fence si fanno ascoltare e, in alcuni momenti, persino riascoltare. Merito della capacità di scrivere melodie perfette, vestite di strabordanti barocchismi, con uno spiccato gusto glam e decisa tendenza alla pomposità strumentale.
Canzoni fuori dal tempo, fuori dalle mode. Un segmento creativo che vede Queen da un lato, Placebo dall'altro. In mezzo un po' di psichedelia, qualche sfrisata alla Muse, un po' di progressive, qualche accenno ai The Darkness, un po' di hard rock vecchia maniera, qualche accenno ai Toto. Tutto già (stra)sentito, tutto (stra)prevedibile. Eppure, di nuovo, si fanno ascoltare. E restano persino in testa. Insomma, se pop doveva essere, pop è stato. Niente da celebrare, ci mancherebbe, ma se avete nostalgia di quelle cose lì, in queste canzoni potreste trovare persino qualche minuto di piacere.
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