Serve raccontare un antefatto. La scorsa settimana viene fuori su Facebook – direttamente dalla pagina ufficiale di Malika Ayane - uno shoot di una lettera di reclamo. Un fan di Malika, o forse nemmeno tanto, sente il singolo "Tre cose" in radio (chissà come avrà fatto), gli è piaciuto, ha scoperto che i dischi singoli non esistono più come le mezze stagioni, ha quindi comprato direttamente il cd che però non gli è piaciuto. “Che fare?” si chiede lo pseudo-fan. La scelta è caduta sullo rispedire alla Sugar (la casa discografica di Malika) il disco con tanto di lettera in pieno stile soddisfatti o rimborsati senza però la richiesta di essere rimborsato, ma solo per essere chiaro. Quando uno dice lo stile.
E insomma io stavo qui già da qualche giorno alle prese con questo disco. Me lo ascoltavo e me lo riascoltavo. E mi sono resa conto che mi stavo chiedendo più o meno quello che si è chiesto il nostro suddetto pseudo-fan: ma che c’entra con tutto questo disco "Tre cose"? Una canzone che è un singolo perfetto. Pop con la lettera maiuscola anche se non fosse a inizio frase. Quel pop che quando lo ascolti alla radio tamburelli le dita, mentre stai in coda in macchina muovi la testa a ritmo delle trombe e del clapping in sottofondo che ti mettono di buon umore anche se, appunto, non sei al mare ma stai in coda in macchina. E non è solo colpa dell’heavy rotation se dopo due o tre ascolti la sai a memoria, anche se non proprio tutta, e te la canticchi da sola anche dopo che è finita. E non so perché, ma quel "ma anche se fosse" è un colpo da maestro. Ad Alessandro Raina (degli Amor Fou, autore del pezzo, NdR) però non perdono l’"invitami a bere un bicchiere di sole" e quindi facciamo che all’esame della prova pop il voto è 28 e non 30, ma solo perché sono peggio delle professoresse acide di letteratura greca.
Lo so che quelli che comprano i dischi dopo aver ascoltato un pezzo alla radio non sono amici degli indie-snob, perché loro non ascoltano la radio a meno che non si tratti di Radio Gamma5. Ma proviamo a metterci lo stesso nei panni del nostro amico che ha comprato il disco. Sente "Tre cose", compra il disco, lo ascolta e ci ritrova dentro pezzi in inglese, pezzi in italiano (esperimento, diciamo così, già fatto dalla Ayane nei suoi precedenti album "Grovigli" e "Malika Ayane") e pure in francese. Pezzi jazz, pezzi rockeggianti, pezzi sanremesi in inglese, pezzi sanremesi in italiano, pezzi soul, pezzi pop, pezzi balzellanti e quasi sirtakeggianti, insomma, pezzi. Un po’ troppi pezzi. La visione d’insieme è che Malika ha buone intenzioni e buoni collaboratori (Paolo Conte in "Glamour", Boosta in "Shine", Tricarico in "Occasionale", The Niro in "Medusa", il solito Pacifico in "Neve casomai", il già citato Alessandro Raina in "Tre cose" e nientepopodimeno che un Sergio Endrigo inedito che mette le mani su un componimento di Emily Dickinson che anche grazie alla Ayane diventa una dolce filastrocca).
La voce di Malika è velluto, ma squilla quando serve che squilli. Però l’effetto di questi nove brani, ascoltati tutti insieme, è proprio quello di un groviglio, come forse vuole suggerire il titolo della traccia che apre l’album, grovigli appunto. Faccio sempre un po’ di difficoltà a capire la ragione di scelte come questa. Mettere insieme in un unico disco tante canzoni molto diverse tra loro porta con sé molti rischi. Il primo, renderle tutte leggermente meno belle per quel classico effetto di straniamento che necessariamente si affronta ad ogni inizio di traccia. Il secondo è l’effetto piano-bar. Bella voce, belle canzoni, musicisti bravi ma l’effetto d’insieme manca perché il repertorio spazia da Tina Turner a Giorgia passando per Ray Charles. Nei piano-bar e non nel disco, per intenderci. In "Ricreazione" sono soprattutto le liriche a tenere insieme i vari brani. Quasi tutte, infatti, sembrano entrare dentro il privato, per quanto ne sappiamo noi, di Malika. O forse di ciascuno. Dubbi, incertezze, amori che finiscono, amori che iniziano, interrogativi. Insomma, per una che poi si è curata anche l’altra parte in causa e le sue agrodolci descrizioni su quelle che hanno una valigia per le scarpe e si addormentano sul finale al cinema d’estate, qualcosa di reale e vissuto pare di intravederlo.
Cosa resta, allora di "Ricreazione"? Resta che Tricarico si conferma un paroliere dal pennello leggero in "Occasionale", una canzone che avercene a Sanremo. Restano le buone intenzioni di Malika (è come con la palombella: lo sappiamo che se anche si canta in inglese poi i singoli sono i pezzi in italiano). Resta che "Medusa" e, più ancora, "Neve casomai" sarebbero due singoli perfetti per l’uggioso novembre in arrivo. Resta che Paolo Conte non ha dato il meglio di sé in "Glamour" e che "Tre cose" mi sta ancora facendo tamburellare veloce i tasti del computer. Resta il rischio dell’effetto piano-bar e resta che uno che manda una lettera come quella un po’ ha vinto per il coraggio, nonostante tutto e nonostante i tempi di crisi.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.