Tra funk wave ed easy listening, un album che non ti aspetti.
Da Pesaro, patria dello shoegaze all'italiana, ecco il disco che non ti aspetti. Tra Amon Tobin e gli Air di "Moon Safari", tra groove di basso in stile prog anni 70 e accordi jazzati di piano rhodes, i tre marchigiani ci accompagnano in un viaggio che comprende Cipro e Sierra Bianca, Sri Lanka e Kabul, Antigua e Malibù, senza dimenticare che "la spiaggia di Solvay sembra un atollo dopo il botto" (lo sa bene chi, come me, ogni estate ci passa le settimane, tra il Tirreno e la grande fabbrica).
Un viaggio multilingua, in francese, italiano ed inglese, mediterraneo quanto basta, che però non disdegna anche la forma funk wave e lo spessore cantautorale, arrivando persino ad assomigliare ad una versione easy listening dei Tortoise in un paio di occasioni ("Volvo" su tutte). La voce, misurata, non entra mai a gambatesa, anche se a volte ha un sapore troppo anni 90 e certi pezzi sarebbero stati più a fuoco solo strumentali. "Antigua", con il suo synth in stile Patrizio Fariselli degli Area, oppure "Laika" che sembra uno di quei pezzi da colonna sonora degli Oliver Onions, sono tra le mie preferite, ma i 24 minuti di questo album valgono tutti la pena di un ascolto, per dare una spinta alla primavera che quest'anno sembra proprio non voler arrivare .
Ottima tecnica, buon songwriting, qualcosa da migliorare ma tutto sommato bene così.
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La recensione kosher pusher di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-04-04 00:00:00
COMMENTI (1)
respect !!!