Plastica, metallo e carne. Synth, ma anche chitarre, cattive. Una voce che sembra sparata da un bazooka. Tutto insieme, appassionatamente.
L’esterofilia è d’obbligo quando si tratta di armeggiare con synth ed altre diavolerie. Chiunque decida di suonare musica elettronica in Italia non può prescindere, da una parte, dagli insegnamenti dei grandi padri nordeuropei (sì, insomma, dalla Germania in su) per quanto riguarda la riproduzione di destabilizzanti atmosfere d’alienazione urbana, dall’altra, dalle intuizioni dei patinati maestri britannici per quanto invece riguarda le scenografiche curvature future-pop.
I F.O.O.S. si piazzano esattamente nel mezzo, mangiano di qua, bevono di là, e poi vedono bene di sporcare tutto con la ruggine rossastra delle chitarre e la deflagrazione di mitragliate vocali sparate come sopra un video-wall metropolitano. Il loro è un electro-rock schizofrenico da competizione, dove la plastica si fonde col metallo e con la carne, in un amplesso sonoro che farebbe la gioia di David Cronenberg: l’apertura affidata a “Showcase” bleffa spudoratamente, occultando per quasi 4 minuti, dietro il suo cupo incedere depechemodiano, la bomba di decibel in agguato dietro l’angolo.
Poi, all’improvviso…BOOM! “The Monster” suona come il riempipista della più trasgressiva discoteca di Marte, “Hot Coals” sfianca letteralmente i diffusori col suo punk apocalittico, “G.O.L.” è un funky post-bellico che smuove la terra, “Modernmorphosys” dispensa turbolenze dark a presa rapida, “Riot!” è una martellata hardcore in piena fronte (”Start a riot!/Time has come”), “Mirror Labyrinth” sonorizza una gara di rally all’ultimo sangue tra dischi volanti mentre “The world we could have built” chiude la mattanza sulla scia di una cometa di gelide tastiere, che si dissolve prima dell’impatto finale. Vi basta?
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La recensione Showcase di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-28 00:00:00
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