Il futuro immaginato negli anni 70 e 80: vocoder, synth e drum machine analogiche
State bene a sentire: l'artista in questione è Hal, non il computer saccente del famoso film di Kubrick, ma un electronic performer lombardo. Il campo d'azione però è simile: il futuro immaginato negli anni 70 e 80. Se vi vengono in mente vocoder, synth e drum machine analogiche siete sulla strada giusta. C'è un intero mondo omaggiato in maniera impeccabile da Hal in questo suo Greatest Hits, che racchiude una selezione di pezzi dai suoi precedenti lavori più un inedito, "Alpha-One".
Entriamo nel merito: quanto è vero Iddio per chi ci crede, non c'è nemmeno un pezzo originale in questo lavoro, ma in un progetto del genere l'originalità è una qualità talmente marginale da non influire nel giudizio complessivo. Qui si tratta di archiviare con dovizia tecnica ed inventiva un determinato periodo storico, spolverarlo e renderlo a coloro i quali, semplicemente, lo ignoravano. Oppure a quelli che, come me, hanno sempre creduto che il volto baffuto di Giorgio Moroder dovrebbe apparire sulle banconote da 100 euro. Una operazione perfettamente eseguita da Hal, il quale raccoglie 15 pezzi che traggono ispirazione da Jean-Michel Jarre e da Vangelis, dal krautrock e da Mike Oldfield, dal già citato Giorgione nazionale a Laurie Anderson e se ai più giovani sembrerà di ascoltare gli Air è solo perché i primi lavori della band francese avevano esattamente gli stessi riferimenti. Dalla title track, una canzone d'amore per robot, alla industriale ed esotica "Porno 3000", passando per la synth disco di "Alpha One", la berlinese "The new age of the spitritual machine", il funky di "Black Disco" ed i passaggi ambient di "Atomosferico", in questa collezione non c'è un momento di noia.
Un'ottima antologia dell'intelligente lavoro di Hal, ottima come punto di partenza per entrare in un mondo fatto di effetti speciali di cartapesta e laser, di tute spaziali con i glitter ed il colletto gigante, in un futuro nel quale avremmo dovuto parlare con le macchine. Guardando passeggiare le persone con il telefono in mano vivere in altri mondi tutti i giorni, quelle previsioni poi non erano così azzardate. Un disco che è una presa di posizione, come quella voce registrata di P.P. Pasolini in "Perpetual Motion Machine" ci ricorda.
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La recensione OVERTURE 3000 ( Music From Voyager ) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-29 00:00:00
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