Da Taranto a Cesena per trovare la propria dimensione. E scommettere sulla musica, magari anche in un futuro diverso. Preferibilmente senza una tuta da operaio addosso.
Giuseppe Bonomo è un ragazzo fortunato. D’accordo, stiamo pur sempre parlando di un giovanotto che si fa il mazzo in fabbrica per un tot di ore alla settimana e, come disse il poeta, “Se hai già fatto l’operaio sai da te che non è gaio”. Eppure, complice un viaggio in direzione nord che lo ha convinto a lasciare la natia Taranto per stabilirsi a Cesena, a mitigare un lavoro duro e poco gratificante è arrivata la musica. Che, come è noto, salva la vita. E per Bonomo la nuova esistenza si è concretizzata in una manciata di canzoni raccolte nell'album “Il generale inverno”.
Pieno di riferimenti autobiografici (almeno questa è l’impressione) e di un rock FM che rende l’operazione godibile e divertente. Certo, Bonomo non ha inventato nulla (peraltro nessuno glielo ha chiesto), i suoi pezzi, chitarrosi e dinamici, per nulla complicati, ricordano Daniele Silvestri e, più in generale, la playlist di una normale giornata di programmazione di Virgin Radio. E quando le spruzzate elettroniche fanno il loro ingresso non è difficile farsi tornare in mente i Bluvertigo. In pentola, però, cuoce dell’altro: “La visione” ricorda certe vecchie cose dei New Trolls del periodo “Concerto grosso n. 2” (chi ha presente “Vent’anni” alzi la mano), “I pesci non lo sanno” possiede dei risvolti psichedelici che forse disegneranno, in un futuro più o meno prossimo, una svolta artistica o qualcosa che le somigli.
La speranza è che l’artista pugliese spenga al più presto le derive simil-trash della conclusiva “L’ultimo valzer”, che rischiano di rovinare un esordio onesto e apprezzabile nella sua semplicità.
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La recensione Il generale inverno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-28 00:00:00
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