"Il sorriso di Harpo" è un album cantautorale standard, molto anni '10, con alti e (forse un po' più di) bassi. E' un disco che ha gli occhi aperti sull'amore e su situazioni cattive che a volte riesce a raccontare bene (soprattutto a livello di testi). E' interessante l'introduzione, con l'omonimo pezzo, che è una sorta di prefazione a questi 49 minuti di musica d'autore. In più, la storia di quest'album ha comunque dell'unicità: un album che fu scritto, suonato e riposto in un hard-disk che morì senza lasciar tracce; è stato quindi suonato e registrato nuovamente, ha cambiato titolo, è diventato qualcosa di diverso.
Pierpaolo Scuro ha scritto questi pezzi in un periodo abbastanza dilatato, 8 anni. Tale caratteristica dovrebbe definire brani molto diversi tra loro, anche a livelli di contenuti, invece è proprio l'opposto. Il tema unificatore resta sempre e comunque l'amore ed il deserto che crea intorno all'anima delle persone. Spesso, ahimè, si intravede soltanto l'intento del cantautore, ma non si coglie in pieno l'essenza del pezzo. Musicalmente non è sempre valido: tutte (o quasi) fanno degli scivoloni, e in un nulla il brano perde il suo fascino. Ed è un peccato perchè in realtà non tutto è da buttare.
Le abilità ci sono: vediamo "Nascondino", ha un testo che racchiude molto bene l'ossessione che vive colui che scopre per la prima volta l'amore ed ha paura di perderlo troppo presto. Così c'è l'immagine del bambino, c'è la massima "se non ti vedo penso che son rimasto solo" e la fase finale completamente folle che descrive passo-passo il tragitto verso casa (sua). "Dormiveglia", invece, è troppo complessa nella metrica, e, soprattutto in un punto, ti fa perdere nel testo. A ribadire che non sempre il gioco funziona, che ovviamente quasi mai l'obiettivo è centrato. Ma ho la senzazione che in Pierpalo Scuro ci sia del buono, lo terrò d'occhio ugualmente.
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