Buoni spunti ci sono, e questo è ciò che conta.
“Side B” dei Randy Watson è quel che si dice un Ep esaustivo. Quattro pezzi, ventuno minuti. Solitamente non bado troppo alla descrizione dei generi che compare sotto il nome qui in alto a sinistra, ma questa volta direi che non c’è modo migliore per farsi un’idea. Rock, Post-Rock, Alternative: in tre parole i Randy Watson. “Side B”: in ventuno minuti i Randy Watson. O per lo meno i Randy Watson adesso. Perché per quanto esaustivo, il finale è aperto. Mi spiego. “Face” profuma di Seattle Sound senza infamia e senza lode. Il cantato e gli arrangiamenti non convincono fino in fondo, ma i riffoni sono belli sostanziosi (per non dire heavy) e le idee melodiche non mancano. “I haven’t found” è invece il pezzo meno convincente; troppa la carne al fuoco, poca la chiarezza: l’inizio pearljammoso è fin troppo semplice e per di più non è supportato da liriche e da un’interpretazione all’altezza del pezzo, figuriamoci del paragone. Poi il riff cambia, si appesantisce di nuovo in alternanza a un chorus di tutt’altra pasta e spunta anche un assolone vagamente anacronistico. Questo il lato A di “Side B”.
Il lato B di “Side B” invece è quello che riserva le sorprese migliori: “Lil’ steps” riesce a coniugare molto bene la vena alternativa al post rock. I tempi si dilatano (sette minuti) e la parola passa finalmente agli strumenti, chiamati a imbastire un pezzo dal sound molto più profondo rispetto a quanto sentito finora. Qui i Randy Watson cominciano a venire fuori come Randy Watson, s’inizia a capire davvero la band per quello che è, o potrebbe essere; diventare. “Girl from province” è invece una tradizionale “alt ballad” iper malinconica per voce e chitarra. In pratica l’indole derivativa è la stessa di “Face”, ma la riduzione ai minimi termini permette al pezzo di liberarsi di tutte le sovrastrutture che appesantivano la traccia d’apertura e vivere la melodia in pieno. Meno è meglio, e si sa. Quindi?
Quindi i buoni spunti ci sono, e questo è ciò che conta; l’Ep è esaustivo. I Randy Watson sono però una band evidentemente in divenire, ancora troppo legata a un’estetica impropria da cui, se vuole emergere, dovrà necessariamente smarcarsi. Magari iniziando a esplorare a fondo e con convinzione il proprio sound, anche solo un passetto alla volta. “Lil’ steps”.
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La recensione Side-B di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-02-18 00:00:00
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