Suoni muscolari, musica viva e fisica di una bellezza totalizzante
Quando una band del calibro degli Ornaments decide di tornare in studio dopo quasi dieci anni di inattività, vuol dire che ha in serbo grandi cose. All'inizio di quest'anno, sotto una grafica tanto oscura quanto accattivante, è uscito “Pneumologic”, un disco grande sotto tutti i punti di vista.
Grande nel suono, in quella densità melmosa e avvolgente, interrotta da pause nette e pulite, che ne fanno risaltare ancora di più la potenza. Grande nei timbri, in cui si scorgono reminiscenze di hardcore e di metal, spalmati in lunghi brani post-rock, una suite spirituale che punta alla trascendenza. Grandi nell'immaginario, legato appunto a tutta la scuola drone/doom degli Earth, gli Om, i Sunn O))), “la spiritualità come elevazione verso il trascendente, gli abissi dell’animo umano e il lato oscuro della mente”.
“Pneumologic” invece è il soffio della vita, è il canto ricchissimo di armoniche e dall'estensione infinita (e impressionante, soprattutto sulle basse) di Silvia Donati in “Breath”; è l'apertura granitica di “Pulse”, col crescendo marziale, l'ingranaggio di “Galeno”, che esattamente a metà brano si ingrossa, schiaffeggia, urla e s'infervora, per poi chiudersi nel finale lieve con gli archi. Le vette prog, pregne, della lunghissima “Pneuma” si scontrano con la breve rarefazione di “Spirit”, poco più di un'intro per il brano più dichiaratamente post-hardcore, “L'ora del corpo spaccato”, con Tommy dei Concrete alla voce. Sui solidi bordoni si innestano la batteria a orologeria e gli strati di chitarre, creando una vera e propria piramide di suono in cui più si sale più si fa evidente la potenza del suono degli Ornaments, energico e nervoso, ma mai selvaggio, sempre forte ma controllato.
Di “Pneumologic” è importante ogni secondo, e anche e soprattutto i silenzi, che sono il blocco di marmo su cui gli Ornaments scolpiscono i loro brani. Un disco grande e importante, che veicola un messaggio fortemente legato alla sfera della mente e delle cose intangibili dell'essere umano, tramite una musica muscolare e vissuta fisicamente. Completo, e di una bellezza totalizzante.
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La recensione Pneumologic di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-12-06 00:00:00
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