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Fantasma 2013 - Cantautoriale, Pop, Pop rock

Fantasma

Grandi canzoni sulla vita, il futuro e la morte. Primascelta.

Faccio questa cazzo di vita da venticinque anni. A trenta sembrerò una cinquantenne. Sarò grassa come Nico, cazzo. E sai perché? Perché avrò fatto così tante esperienze. Ma tu… tu sarai solo stato con me, questa sarà l'unica cosa che ti rimarrà.
(Jessa, da “Girls", 2X04)

La cosa importante di “Fantasma”, a mio avviso, è che ti restituisce un pezzo di vita, che è una parolona, me ne rendo conto. Diciamo che non è in grado di riportare per intero il tuo vissuto e le tue esperienze, più che altro ti racconta delle storie che contengono immagini che contengono sentimenti ben saldi all'idea “innamorati-consuma-spera-crepa”. Come minimo ti ci appassioni. E mi piacciono le storie di “Fantasma”: Lui per amore perde il lavoro, esisteva solo Lei ma poi la sgozza; i due amanti dovevano conquistare l'avvenire e poi appassiscono invecchiando come tutti gli altri; una banda di delinquenti sul raccordo anulare non capaci di portare a buon fine la loro parabola; la fuga all'estero di una giovane ormai stanca di fare una vita di merda; la telefonata di Messiaen alla moglie prima del concerto nel campo di concentramento; un anziano rassicura la moglie stringendole le mani, il peggio è passato; o semplicemente perchè alle cinque di mattina sei su un bus verso la stazione di Roma Tiburtina, avete litigato male e sei a pezzi, ti senti dire “perchè quando te ne vai, è davvero come se, capissi per la prima volta l'uomo che sarai” e in quella frase trovi tutto te stesso. E qui non voglio esagerare, non dico che ormai poche cose mi emozionano così, mi fermo nel costatare che c'è del talento.

Musicalmente è pesante. Mescola la musica classica al cantautorato, è pieno di cose: c'è Mahler, Ravel, Barber, la musica atonale, il prog che si affacciava sulla musica colta, l'hammond dei Procol Harum (o dei Dik Dik), c'è la canzone italiana anni 60 a metà a tra “Pregherò” e “Scende la pioggia” (“La Morte non esiste più)”, le tirate maestose di Scott Walker (“Cristina”), le chitarre country alla Oliver Onions (“Maya”) adirittura gli Stones Roses (“La Natura”); e molto altro. Aggiungete sei intermezzi strumentali e i titoli di coda finali e avrete 72 minuti e bisogno di più di una pausa.

Due appunti: a) suona vecchio. Ovviamente suona vecchio, dal momento che se la fa con gente del secolo scorso, lo so, ma non riesco a togliermi dalla testa Daniele Luppi, o quella canzone dei Flaming Lips e Danger Mouse su "Dark Night Of The Soul"; per dire: si può giocare su immaginari simili a quelli di “Fantasma” e risultare più futuribili. b) La voce di Francesco Bianconi non è bellissima: non è abbastanza profonda da riempirti un'intera stanza e lasciata nuda sugli archi a volte fatica ad amalgamarsi al resto. In generale, “Fantasma”, a mio avviso, suona come un esperimento. Come quando Bjork con “Medulla” non ne veniva a capo e l'ha arrangiato con orchestre di sole voci: ci sono momenti fottutamente enormi e altri dove percepisci più di una forzatura, prima o poi li lascerai da parte. Mi fermo a costatare che ci sono grandi canzoni, gli arrangiamenti, dopo un po', passano in secondo piano.

“Fantasma” è scritto benissimo: probabilmente l'idea di scegliere un tema preciso (“Fantasma” è un concept album sullo scorrere del tempo e di conseguenza, sulla vita, sul futuro e sulla morte) ha aiutato. I testi scorrono uno dietro l'altro come un unico respiro, mai un calo di tensione. Sempre elegante e spigoloso insieme. Bianconi è bravo ad accorpare presente, passato, tecnologia, romanticismo e critica sociale. 

Magari non descrive la tua quotidianità, il tuo vissuto, perchè ad esempio della corruzione della Rai raccontata in "Nessuno" puoi farne a meno dal momento che hai già cosa ti serve sulla HBO. Tocca comunque un buon numero di nervi scoperti: c'è la paura, in un disco sulla vita la devi mettere in conto (De Andrè in “Tutti Morimmo a Stento” piazza la parola paura dopo il primo minuto, per dire). C'è il vivere in due, e l'idea che uno dei due se ne andrà prima dell'altro. C'è una non ben definita rassegnazione/accoglienza verso la parola fine. Lei arriva, tu la guardi negli occhi e ti godi quello strano senso di conforto riscoperto ultimamente. L'uomo che sarai, le ripeti. Lei abbassa le ciglia. Sorridi.

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