Se gli Anatrofobia evitano prudentemente di definire la propria musica nella dichiarazione d’intenti presente tra le note di copertina, le due cover che propongono in scaletta indicano chiaramente gli orizzonti all’interno dei quali si muovono: “Re: person I knew” di Bill Evans e “West Germany” dei Minutemen. Ma nonostante il tributo a quest’ultimi, mi sembra che la musica del gruppo piemontese abbia molto poco a che spartire con il rock (sempre che con questa parola non si indichino gruppi come gli Area o i Van Der Graaf Generator) e si inserisca senza troppi distinguo in una tradizione jazz consolidata.
Più che per i singoli pezzi, questo terzo disco degli Anatrofobia si lascia apprezzare per la fluidità e per l’attenta costruzione. Dopo un inizio nel quale i fiati la fanno da padroni, subentra una ben più affascinante sezione nella quale emergono suggestioni tipiche della classica d’avanguardia e le inflessioni si fanno più marcatamente sperimentali. Punto focale di questo cambio atmosferico è “Caduti in libertà” forse il migliore episodio di tutto l’album, nel quale un canto partigiano e vibranti ultrasuoni minimali accompagnano uno spettrale dialogo tra sax e batteria. L’elettronica ritorna anche in “Marano” e “John Chowning”, invero tra gli episodi più interessanti. L’ultima parte del disco è ancora all’insegna del jazz se si esclude la conclusiva “Sils Maria” che carica per undici lunghi minuti di sofferte tensioni gotiche e romantiche.
Per concludere una piccola nota di demerito da spartire equamente tra il gruppo e l’etichetta discografica: l’artwork è davvero uno dei più brutti che mi sia capitato di vedere per una pubblicazione ‘ufficiale’.
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La recensione Uno scoiattolo in mezzo ad un'autostrada di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-09-11 00:00:00
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