Come quei risvegli lenti, perlopiù di domenica, con una sensazione imprecisa di serenità che sfiora la malinconia senza affondarci, la malinconia buona, quella che fa ricordare e anche sperare, a volte. E poco importa che ci sia nebbia fuori, e nulla conta, se non cullarsi nel limbo di questa tregua temporanea col mondo, e con sé: bello pensare che tutto può ancora accadere, anche se non accadrà. I passi sbiaditi del mattino attraversano la morbidezza di brani impalpabili, ci si adagiano sopra mollemente, abbandonandosi in un abbraccio shoegaze, dove invece di fissare le scarpe osserviamo il cielo, che pare non esser mai stato così accessibile.
Sintetizzatori sognanti e una voce leggerissima, i Talk To Me tratteggiano il mood con mano lieve, muovendosi tra dream pop, raggi di sole trasversali ed electro-ethereal landscapes, con eleganza e consapevolezza, proiettando immagini in slow motion sulle nostre pareti bianchissime, e non rimane altro che lasciarsi andare: perché è chiaro, non puoi serrarti nei tuoi castelli di tensione di fronte a “Getting Old”, splendida nella sua forza accennata, non puoi non pensare a lui mentre “Miles” cambia l’umore della stanza, e allora rimaniamo a letto ad ascoltare “My Wall” e intanto inizia a piovere, ma poco importa, ma nulla conta.
Se un giorno ci ameremo non sarà per sempre, ma più probabilmente per caso, e nei risvegli lenti dopo notti in cerca di ragioni, non resterà che la musica, e sarà questa: bellissimo ep d’esordio per una band che promette di accompagnare ancora a lungo i nostri passi incerti, i sorrisi immotivati e quella strana, inspiegabile sensazione di calma velata di lacrime che vorrei trovare ogni giorno, sul mio cuscino, accanto a te.
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