Sono sorprendentemente affascinanti perché sanno scrivere dei gran bei pezzi. Punto.
“Bicephalous” è l’album di debutto dei Huge Molasses Tank Explodes. Composto di getto e registrato in soli due giorni, il disco contiene nove tracce ruvide e dirette.
Non so perché, ma recentemente trovo conforto nel rifugiarmi nelle presentazioni che le band fanno dei propri dischi. Questa, ad esempio: sintetica, esaustiva; più che sufficiente a farsi una prima idea. Dico, allora cosa ci stiamo a fare noi qui? “Bicephalous” è un disco con tutte le cosine al suo posto, e non mi dilungherei troppo sul fatto che è stato registrato di getto, e nemmeno sull’aspetto (auto) produttivo. Più interessante, invece, è approfondire capitolo “approccio live seguito durante le registrazioni”, perché credo che sia proprio su questo terreno di gioco che i nove pezzi si giocano la partita. Nove pezzi rock, punk, vagamente alternative e un pelo, o anche, shoegaze. Un po’ dei Verdena, un po’ degli ultimi Cosmetic. Un po’ di tutto, (di rimando vanno presi in considerazione tutti gli inglesi e gli americani del caso), mantenendo sempre intatto quel bel suono corposo che solo un power trio come dio comanda riesce a tirare fuori dagli amplificatori. Quel suono contemporaneamente essenziale e ricco, asciutto sì, ma anche bello pienotto; foderato.
“A maze”: pesante, granitica, secca, hardcore, e con sopra la voce che fa il suo bel lavoro melodico, conferendo comunque una punta di acidità (e io adoro gli speech). Un bel pezzo dal tiro assolutamente irresistibile (avete presente i Placebo di “Teenage angst”?). Idem “Foiled”, ma tra i due preferisco “A maze”, davvero una bomba di stile. Sono quei pezzi che in un live fanno la parte del momento di rottura, che spaccano la scaletta; da qui in poi, garantito, si salirà. Lo senti, lo percepisci dai riff che iniziano a fluire in libertà. A proposito: che belli gli assoli in questo disco. Non sono uno che li ama quando li sente fuori da certi contesti, ma qui stanno bene davvero. Stanno bene perché dietro sono sostenuti da basso e batteria che nel frattempo hanno buttato le fondamenta profonde solide di una casa difesa da un molosso con la bava alla bocca che abbaia in slow motion. E che sa come lasciarsi andare piacevolmente alla deriva; “Enclosures”, un pezzo eccezionale, o “Uneven”, oscar alla migliore batteria protagonista. O coccolare, in egual misura; “K.Y.C”, “Realeyes”, “The deceit”.
Poiché mi piacciono tanto, adesso provo anch’io a fare una bella sintesi. Occhio. Eh-ehm: Oggi, che nessuno inventa più niente, gli “Huge Molasses Tank Explodes” sono sorprendentemente affascinanti perché sanno scrivere dei gran bei pezzi. Fine.
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La recensione Bicephalous di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-05-17 00:00:00
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