Ci sono gruppi che al terzo disco non hanno ancora ben capito che tipo di musica vogliano fare: si perdono in voli pindarici per definire la propria ‘arte’ e, in realtà, non sanno ancora se continuare, o meno, ad imitare la band straniera di turno.
Ce ne sono altri, come questi incredibili Kabikoff Museum, che, in due pezzi (due!), riescono a delineare una cifra stilistica chiara e precisa e a creare un proprio suono coinvolgente e personale, una vera e propria trama di chitarre raffinatissime, controtempi, echi orientali (per quanto fuorviante possa essere questa parola) e melodie magnetiche, che s’imprimono volentieri nel cervello, diventando la colonna sonora dei pensieri e riuscendo a non rasentare mai, nemmeno per un secondo, la noia.
Anni di esperienza live tra jazz e pop (Monksoda e Madreblu tra gli altri), sublimati in una tecnica mozzafiato e in una passione che non lascia scampo alle barriere. Così, se “Ecografie” è un sofisticato pezzo rock con venature lisergiche, “Tarantolatà” si lancia nel cuore del Mediterraneo tra chitarre ‘flamenche’ e mandolini - pur rimanendo in un piacevolissimo ambito pop.
Apprendo, con piacere, che la band è già in studio con altri brani, e se queste sono le premesse non c’è che ben sperare per il futuro. Ecco una band con le carte in regola per raggiungere risultati a dir poco soddisfacenti.
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La recensione promo single di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-09-13 00:00:00
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