Tre pezzi tre, ma belli. Davvero. Sanno bene quello che vogliono fare, i friulani Lefty Lucy.
Coscienti del loro punto di partenza, scavano tra le pieghe della penultima P. J. Harvey, quella di “The wind”. O meglio ancora di “Angelene”, opener di “Is this desire?”. Annusano gli album di Cristina Donà o Tanya Donelly, come per riconoscere compagne di strada. E tutto questo nelle note indolenti dell’apripista “Cane stanco”, canzone sostenuta dalla chitarra acustica e dalla bella voce di Francesca Luzzi, che dà corpo al pezzo. Intorno, discrete, si agitano le note degli altri strumentisti, bravissimi proprio nel lavoro di sottrazione, timorosi di sciupare un non so ché di troppo la calma collosa del brano. Ma è la successiva “Bossa (vola)” il gioiello di questo dischetto, tanto dimesso quanto prezioso fin nell’estetica della confezione.
E che invece possiede una forza tranquilla e solenne. Che costringe a riascoltarlo, a riascoltarlo… Finché, non si sa come, ci si trova a cantarlo. Specie, appunto, “Bossa (vola)”. Mirabile session tra Astrud Gilberto e gli Slint, persi nell’infinita attesa di un qualche aereo che non vuol partire. Strani sogni, quelli dei Lefty Lucy. Che ammaliano. Controllata e austera, “Terra d’ombra” chiude lieve il cd. Che riparte.
Dicono di essere un pelo più un là del pop; e di fermarsi molto prima del post-rock. Vero. Piaceranno ai fans di Valentina Dorme e Elle, per restare a Nordest. Ma attenzione: certe asperità sono sconosciute, da queste parti. C’è solo una lieve promessa, sussurrata d’estate, nell’ombra umida fra le risorgive.
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La recensione 1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-09-14 00:00:00
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