Flag of Estonia Nothing is ours except time... 2012 - Indie, Alternativo, Post-Rock

Nothing is ours except time... precedente precedente

Tra artigianato post-hc, manifattura post-rock e molta passione

Lo ammetto, senza riserve: sono un cultore della piccola artigianalità, di prodotti in cui il sudore si sente ancora vivo, in cui la fatica unita alla passione danno ancora vita a qualcosa di unico, anche nei difetti, unici a loro volta. Il sapore pieno di una sopressa, la trama non omologata di una sciarpa, la viscosità di alcuni distillati, il legno levigato dalla pialla in alcuni manufatti.

E lo ammetto, rompo gli indugi per esser chiaro fin da subito: a me questo disco piace, forse per lo stesso motivo. Perché questo disco, già solo dalle miriadi di complicati intrecci tra basso, chitarre e batteria, trasuda passione e amore per quello che si fa. Le trame costruite intrecciando fili di cotone post-rock, lana math-rock, lino post-hardcore con ogni tanto quache nodo floydiano riescono a donare al drappeggio una struttura forte, nel quale potersi avvolgere e struggere al contempo, leggeri ma riscaldati nelle lunghe sere d’inverno. Un disco vivo nei cambi tempo, pulsante nei bassi, ornato di forti cavalcate e aperture che alzano la testa dai pedali per guardare oltre, per guardare lontano.

Tracce vocali che rimandano a un certo alternative primi anni duemila, ma dopo una ripassata con la carta vetrata di questi ultimi anni. A impreziosire il tutto, due estratti da un film, "Cinque pezzi facili" e da un documentario, "Somewhere to disappear", scelti, immagino, per il tema comune del voler nascondersi in qualcosa di più intimo per o pur di sopravvivere.

Non c’è timidezza, né grandeur nell’approccio del quartetto veronese, ma un amore per quello che si fa che porta a una solidità di suono e argomenti che non si trascina stanca in delay e riverberi di mestiere, ma colpisce e accarezza anche nelle meno agevoli distorsioni. Le genesi dell’ep è così raccontata dal gruppo stesso: “Tutto questo è il frutto di 14 giorni di registrazione, 23 pizze da asporto, 1 accordatore boss, 252 metri cubi d'acqua e cloro, 5 bassi e diverse birre Grafenwalder”. Forse un indizio del segreto di questa band è anche qui, nel citare anche la marca della birra (da discount) e nell’ometterne il numero.

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La recensione Nothing is ours except time... di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-10 00:00:00

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