Flussi di coscienza alla base della liricità del disco che attinge al rock progressive e psichedelico ma non decolla come potrebbe.
Gianluca Petrocchi, in arte Fiordaligi, è un cantautore e musicista perugino formatosi artisticamente verso la fine degli anni ’90. Compone e collabora per altre band locali, fino alla realizzazione del suo primo lavoro da solista: "Segni" in cui canta, suona e si fa pure produttore. L’album raccoglie brani non rivolti ad un destinatario preciso, quanto piuttosto concepiti letterariamente come stream of consciousness. Pertanto, flussi di coscienza e ripiegamenti interiori sono alla base della liricità dell’opera che, musicalmente, attinge al rock progressive e psichedelico vecchia maniera. L’album prende il titolo proprio da questa alchimia di musica e parole, nella volontà di lasciare dei segni, più o meno significativi, in chi ascolta attentamente ciò che viene da dentro.
Ma ci riuscirà davvero? Ce lo chiediamo mentre procediamo all’ascolto. "Svelami" segue la tradizionale direttrice Prog, navigando a braccetto con la musica più popolare attraverso un testo che chiede di abbattere paure per far sì che l’altro si sveli; "Africa" rimane un pezzo di impostazione cantautorale in cui è la voce la vera protagonista, ma la traccia non decolla e si fa piuttosto ripetitiva e monocorde. "Il geranio" è un piccolo nido di parole inefficaci su una lunga suite strumentale poco convincente. Anche "Il certo senso" lascia una perplessità di fondo su musica e parole. "Domenica" e "L’ultima poesia" non convincono affatto per i testi che risultano profondi nelle intenzioni, ma piuttosto scivolosi nell’esecuzione. "Il prato nel cuore" si rifà alla PFM sin dal primo attacco e la bonus track "Ri-epilogo" chiude il lavoro con una performance strumentale dilatata.
Un disco breve e poco stratificato nella sua voluta complessità musicale. Il ragazzo di Perugia ci sa sicuramente fare con gli strumenti ma quello che produce rimane sempre ad un passo dal varcare la soglia. Sembra entrare ma poi non arriva. Forse il palco offrirebbe lo scenario più consono per dare dimostrazione del contrario. E forse per lasciare davvero il segno.
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La recensione Segni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-26 00:00:00
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