Da Orvieto all'Arizona il passo è lungo
Lavoro ben fatto questo omonimo dei Signs Preyer, band orvietana che mescola con capacità elementi da gruppi hard rock, metal e nu metal. Un esordio che arriva dopo più di un lustro dalla nascita della formazione e che ne mette a frutto l'esperienza dei membri, con brani riusciti per scrittura, intreccio musicale e melodie.
Uno stile piacevole, southern, accessibile ed immediato ("Killer instinct") che riesce persino a sorprendere, come per la ghost track, che ripropone la titletrack rallentata, facendone un pezzo sludge anche ben riuscito.
I nomi che vengono in mente all'ascolto del disco sono molti, dai Metallica ai Black Label Society, ai Godsmack. Voce adatta, buoni i soli, tessuto sonoro vario ed interessante, quello che manca al gruppo è forse un po' più di corpo e potenza nel suono, ancora troppo domo ed amatoriale.
A parte qualche incertezza, un debutto che gira nel lettore per molto più tempo di tanta, troppa roba. Promettente.
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La recensione Signs Preyer di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-29 00:00:00
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