Ah, la poetica delle piccole cose, la bicicletta, le passeggiate contemplative, i soldi che non ci sono, le vite precarie, ah, non sarà che stiamo un po' rompendo le palle di questi cantautori da pic-nic? Forse sì. Soprattutto perché non tutti sono capaci di fare di un sequestro di patente una poesia e di una passeggiata sul far della sera un racconto. Non tutti riescono a ironizzare sulla questione del “farsi una posizione” schivando l'eventualità di suonare datati. Enrico botti non ci riesce, non sempre almeno: la lama di “Devo farmi una posizione” risulta spuntata quando non arrugginita, il tono moralista di “Ricco e prepotente” fa venire voglia di diventare ricchi e prepotenti, le scampagnate in ammirazione della neve che si scioglie sono “noiose come ogni cosa che non sia una novità”. Insomma una ciofeca? No. Il disco si fa ascoltare: musicalmente non è piatto, c'è cura negli arrangiamenti e nell'alternanza di gusto pop italiano, tocchi etnici e un blues leggero che a tratti sfocia quasi nel western (“Tua madre è ancora giovane”). E non mancano le idee non scontate, come la melodia romantica che accompagna la fantasia macabra di “Il gatto del vicino”. Ma non è abbastanza per convincere del tutto. Speriamo che possa essere per la prossima volta, con più gatti da mangiare e meno canarini canterini.
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