Primo parto dell’interessante e promettente sinergia tra Arezzo Wave e SoundStudioService, il disco d’esordio (o quasi) degli Amari si posiziona in uno spazio apparentemente dimenticato. Pur con risultati chiaramente ben diversi, era forse dai tempi dei Casino Royale che mancava una band capace di manipolare un simile collage sonoro.
Un sofisticato tappeto di suoni su cui le figure strumentali tradizionali si intrecciano con uno stile compositivo che usa editing, sampling e circoli elettronici. Una musica che parte dall’hip-hop per esplorare ambientazioni variabili che lasciano ampi spazi al pop, trovando addirittura il tempo per qualche accenno sperimentale.
L’intero lavoro scorre con un battito tendenzialmente mutevole, delineando un tema melodico avvolto da atmosfere soffuse, che sanno comunque aprire punti di fuga verso ambienti più ruvidi e malati. S’e’ detto dei Casino Royale, ma potremmo anche citare velati richiami alle cose più pop di Frankie Hi Nrg o alle sinfonie campionate di Dj Shadow.
Oltre alla traccia multimediale con il video di Megamedio, la tracklist dell’ottimo digipack presenta nove brani variopinti e asimmetrici ma figli di un progetto molto coerente e unitario.
Inevitabile segnalare la fantastica Pianetarock, costruita sull’alternanza tra docili melodie e contrappunti rap, e il ritornello appiccicoso della splendida Apotheke. Due brani con tutte le carte in regola per intasare le playlist radiofoniche. Da menzionare anche il fascino particolare che circonda i sei minuti di Whale Grotto: davvero suggestivi.
Con questi presupposti si potrebbe pensare a un capolavoro, ma c’e da dire che, purtroppo, l’intensità emotiva del disco non sempre si mantiene sui livelli sperati e talvolta le idee degli Amari si affievoliscono perdendosi tra gli arrangiamenti. Viene inoltre da chiedersi se la lussuosa produzione non sia paradossalmente controproducente, rischiando di sopraffare la vera natura dei ragazzi.
Resta il fatto che questo Apotheke, pur non essendo un disco epocale, rappresenta qualcosa di cui si sentiva davvero la mancanza e che ci regala una formazione che, oltre a meritare grande rispetto, sembra avere tutte le carte in regola per approdare su spiagge ben più assolate…
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La recensione Apotheke di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-09-22 00:00:00
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