Spesso per scrivere belle canzoni è necessario di più il buon gusto che la creatività in fase compositiva. Certo, quel pizzico di personalità in fase di scrittura dei pezzi è ben gradita, ma se poi al momento di arrangiare si riesce a tirar fuori lo spunto migliore, probabilmente il lavoro, nel suo complesso, ci guadagna.
Questa band milanese è uno dei tanti esempi utili ad illustrare la tesi appena esposta; pubblica infatti un ep di soli 5 pezzi completamente immerso nelle atmosfere di matrice alternative, quando a cavallo tra i novanta e gli anni zero si aprì un wormhole creativo da cui scaturirono band quali Death Cab For Cutie, The Promise Ring, Modest Mouse e Nada Surf, a loro volta figli legittimi di Yo La Tengo, Built To Spill, Mercury Rev e degli intramontabili Motorpsycho. Insomma, tutte band caratterizzate da uno specifico mood, a cui i Fiumi si rifanno per declinare la loro proposta.
E, opportunamente, il quartetto non infarcisce la prima uscita con la classica "dozzina di tracce", ma si ferma nel conteggio a meno della metà, consapevole di dover ancora migliorare e, quando possibile, mettere da parte i cliché (si veda alla voce "K.Y.D." e "Yellow paint") - anche se siamo consapevoli si tratti di un difetto evidentemente in buona fede - sfuggendo dall'adesione ai canoni di cui sopra (come succede nelle prime 2 tracce).
Adesso si tratta di mettersi sotto e lavorare per tirar fuori il meglio possibile. I margini ci sono... e non sono risicati.
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