La Danza di Fiele ci consegnano il loro primo disco omonimo in nove tracce eseguite molto bene, sulla scia della più classica tradizione rock italiana. Quella alla Manuel Agnelli, per intenderci... quella fatta di rabbia (come anticipato dal nome stesso) e ruvide chitarre.
Leggendo dalla loro biografia capisco che si tratta di una raccolta: non di un best of, quanto piuttosto la prima incisione ufficiale dei pezzi che hanno suonato dal vivo per anni in una lunga carriera musicale che deduco essersi basata fondamentalmente su spettacoli live. Non un concept vero e proprio, quindi: mi sono chiari i riferimenti stilistici (leggermente arrugginiti), che sembrano alludere più al decennio scorso che a quello corrente. Mi è chiaro anche perché lo trovo così poco incisivo: perché sembra avere un valore più affettivo che commerciale. Un po' come i vecchi album di foto in casa di qualcun altro, che sfogli con scarsa empatia finché qualcuno non viene a raccontarti qualcosa sulle persone ritratte.
Gli esperti di marketing direbbero che l'importante non è riuscire a vendere un prodotto, ma farlo ri-acquistare. Questo lavoro è abbastanza piacevole da ascoltare una volta, ma non sufficientemente innovativo per la seconda.
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