Seguo Marco Parente fin dal debutto, e precisamente da quando esordì nella collana “Taccuini” grazie alla lungimiranza del defunto C.P.I.. Qualche anno dopo realizzò quel (tanto mai lodato) “Testa, dì cuore”, in cui ragione e sentimento, proprio come il titolo fa presupporre, trovavano la sintesi ideale.
Da allora il Nostro ha continuato a produrre, ma la fine di Sonica e l’indolenza dei discografici italiani rischiavano di farcelo ‘perdere’, o perlomeno a non valorizzarlo per come si dovrebbe. Col tempo, invece, Manuel Agnelli si avvicina alla sua arte e decide di produrre questo terzo disco; che ovviamente è la classica opera che ti aspetti da questo giovanotto napoletano, come sempre eccellente nella rielaborazione della materia rock. Già il singolo “La mia rivoluzione”, qui posto in apertura, svelava alcuni particolari su come la produzione del leader degli Afterhours potesse influire/influenzare (su) tutto il lavoro.
E invece l’ascolto complessivo smentisce le relative perplessità, perché “Trasparente” risulta opera al solito varia e ricca di sfumature; forse meno imprevedibile del solito e caratterizzata da arrangiamenti più ordinari, ma ugualmente affascinante. Ancora, l’universo di Parente si avvicina sempre più a quello dei Radiohead (“Come un coltello”, ad esempio, cresce esattamente come “Exit music (for a film)”), adoperando quindi un linguaggio che si libera dagli schemi rock per aprirsi a quelle sperimentazioni tipiche di Thom Yorke & co. (i climax sonori, i cori ‘spettrali’) da “Ok computer” in poi - e che in qualche modo già l’ex batterista dei C.S.I. aveva abbracciato nel precedente lp.
Detto ciò, abbiamo svelato gran parte di ciò che rende questo disco ‘speciale’ e che si colloca ben al di sopra della media delle uscite, non solo italiane. Ogni episodio qui dentro vive di vita propria, ma meritano menzione la (questa sì!) imprevedibile “Fuck (he)art & let’s dance”, con i suoi scenari da musica futurista, la dolcemara “Scolpisciguerra”, l’affresco acustico di “Farfalla pensante”, debitore non poco a Jeff Buckley e dove il prode Paolo Benvegnù crediamo non si sarà limitato a suonare solo le chitarre, la sperimentale “Anima gemella” e la swingante “Adam ha salvato Molly”.
Chiude infine “Davvero trasparente”, intrisa di malinconia al punto che farebbe sciogliere anche il più duro dei cuori. E se avete un pizzico di sensibilità, non potete mancare l’appuntamento con questo cd in cui il concetto di musica è finalmente nobilitato come non succedeva da tempo.
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La recensione Trasparente di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-09-25 00:00:00
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