Post-rock strumentale poco curato nei dettagli. Troppi gli sbadigli.
Secondo album per il musicista milanese Melo Mutalipassi, autore di un post-rock strumentale nel complesso poco convincente. Rispetto al precedente “Nostrand” la formula è la medesima. “Blue Earth” è un disco ben suonato, ma ad ascoltarlo tutto si fa fatica. Il genere proposto non è dei più semplici. Manca la voce quindi bisogna lavorare duro sul sound, non lasciare nulla al caso. L’artista lombardo sembra invece curarlo poco. Scarno, debole, piatto. Un peccato perché in certi episodi il riff principale funziona bene. Gli spunti interessanti presenti in “Monticola” o nella malinconica “Pioggia”, tuttavia svaniscono con il passare dei minuti. Arrangiamenti minimali, una sezione ritmica troppo trascurata: diciamo che il contorno lascia l’amaro in bocca.
Dieci canzoni che seguono sempre la stessa trama, senza un sussulto. Basterebbe un po’ più di freschezza, un pizzico di creatività in più. Al momento è difficile resistere alla tentazione di premere ripetutamente il tasto “skip”.
---
La recensione Blue Earth di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-26 00:00:00
COMMENTI