Karkadan torna dopo il forzato stop (v. intervista) e lo fa con un album di assaggio alle sperimentazioni sonore promesse per la prossima uscita. Non è un mixtape dunque questo “Zoufree” ma nemmeno un album 'strutturato'; un ibrido piuttosto che segna un momento di passaggio per il rapper tunisino residente a Milano e che quindi lo inquadra mentre torna al comando della propria lingua madre (solo “Indiz” infatti è cantato in italiano) sui beat fornitigli dal producer Yung-Lee Da Finest.
I suoni taglienti dell'arabo si sposano bene con le atmosfere cupe – ma comunque con un occhio attento al club – costruite intorno a stab di archi e suoni elettronici tipici del filone 'techno' del rap cavalcato praticamente da tutti in questi anni. Un esempio valido “Police 2 pute”, che pare saltar fuori dalle produzioni dei Neptunes per Busta Rhymes (ricordate quella bomba di “As I come back”?), oppure “C_Du_Zok” con quei tagli orchestrali vicini allo stile di Scott Storch. Karkadan astutamente si circonda di pochissimi featuring per evitare proprio l'effetto mixtape, e la cosa infatti gira bene: a parte il dimenticabile contributo di Gué Pequeno (ormai spesso meglio su brani propri che non su quelli altrui), Il Nano e Bolla in particolare si fanno notare per il flow solido ed efficace, sia in italiano che in dialetto.
Vedremo a breve che cosa farà saltare fuori quel diavolo di un tunisino in ciabatte. Nel frattempo tutti insieme: “Da-da-da-da-da-da-dan, da-da-da-da-da-da-dan”.
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