Per trattarsi di un esordio non è male. Forse ancora acerbo e tratti un po’ impersonale
Albert Einstein sosteneva che “Il segreto della creatività è nascondere bene le proprie fonti.” Per cui, se cerco i Kings of Convenience su Wikipedia per trovare i punti di contatto con questa neonata band, e scopro che il duo formato da Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe é appunto originario di Bergen, se ne deduce che stavolta, cari Bergen, vi ho sgamati alla grande.
Detto ciò, trovo comunque molto elegante questo ep d’esordio: ha un sound orecchiabile e piacevole, anche se i cori sono da perfezionare: hanno un'impronta così naif da diventare snervante. Non capisco quindi come mai abbiano indicato shoegaze e new-wave tra i generi di riferimento, siccome io propenderei più per il classico indie (vengono a galla, qua e là, anche folk-rock, psichedelia e synth-pop, e non dispiacciono affatto). Le atmosfere sono molto diurne e cristalline, mi fanno tornare alla memoria la natura selvaggia e i grandi laghi canadesi, e non l’immaginario gotico-depresso di Ian Curtis e compagni. Un indie dai tratti nordeuropei però, non quello di stampo nostrano, che scatena ricordi dell'adolescenza, ovvero di amori puri con camicie in tartan e cardigan fatti a maglia e trecce rosse di ragazza con le lentiggini.
Per trattarsi di un esordio non è male. Forse ancora acerbo e tratti un po’ impersonale; è necessario impegnarsi di più.
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La recensione ep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-15 00:00:00
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