"Immortali Ospiti Sono Arrivati" è stato registrato nel giugno '98, pochi mesi prima dell'uscita di "Le stesse cose ritornano", album a nome Tony Buddenbrook, ed è la prima parte di una trilogia di mini cd ("Il Colore Azzurro") che si concluderà entro la fine dell'anno. Superfluo ricordare chi è Stefano Giaccone a chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la storia dell'underground italiano: basterebbe fare i nomi di Franti, Howth Castle, Ishi, e molti altri a seguire. Ma lasciamo ad altri le celebrazioni del passato, visto che la freschezza di questi 18 minuti di musica, in cui Giaccone è accompagnato dai Pulpoomas, ovvero Elena Diana e Gigi Giancursi dei Perturbaziòne, è evidente a partire dall'iniziale "Io so che un giorno" di Ivan Della Mea, cantata con piglio cantautorale ma arrangiata alla John Cale, una pièce per violoncello stridente, percussioni assortite, fisarmonica e chitarra. "Oggi è diverso", scarna riflessione per sole voce e chitarra, è stata scritta "per un amico per spiegare a lui e a me stesso come, nei secoli fedeli, i padroni della musica, delle multinazionali e/o di partito, siano sensibili al frusciare delle banconote e poco altro": qui si parla di Torino, ma il discorso è universale. "One Step Up", intensa cover di Bruce Springsteen, è la sorpresa più piacevole: non una nota fuori posto in un delicato acquerello di tre minuti con echi di folk intimista, un violoncello malinconico, la voce in bilico tra rabbia e dolce rassegnazione, il lettore inevitabilmente su repeat. E ancora, "Vedi", ruvido frammento di Paolo Manera, la conclusiva "Vent'anni di galera", l'amore disilluso secondo Mauro Pelosi, misconosciuto cantautore dei '70: voce e chitarra, un refrain irresistibile, chi non è mai rimasto ferito in amore? Considerate questo "Immortali ospiti sono arrivati" una cartolina spedita da un amico, o la pagina di un diario: l'istantanea fedele di alcune ore trascorse in uno studio a registrare ricordi intrecciati all' urgenza del presente. Insomma, le stesse cose ritornano, e, in casi come questo, non possiamo che rallegrarcene.
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