Secondo album per gli Stardom, band lombarda immersa nella darkwave anni ottanta.
Trovarsi dentro alla new wave fino al collo, immersi in un liquido di basso e tastiere dove restare a galla è doveroso ma difficile, in un’oscurità declamata in italiano e senza scampo. Il secondo lavoro degli Stardom è legato a doppio filo alla tradizione dark di decadi fa, e ti lancia capace in un limbo, lontano dal 2013 seppure attuale per le tematiche affrontate (ma certi elementi fanno parte di corsi e ricorsi, dunque sempre efficaci): ogni traccia è giusto prologo e seguito dell’altra, in un percorso dritto e costante di cupezze e rabbia lì per esplodere, e la voce che è disagio minimale, quasi a volersi tenere per sé i versi che canta, e questo è tipicamente anni ottanta. L’intro di “Puzzle” sembra uscire da “Pornography” dei Cure, ma ovviamente salgono alla mente i Diaframma, i primi Litfiba, fino agli accessi italo punk di “Danze Illiberali” e all’elettrorock di “Magazzini Criminali”: su tutte preferisco “Diario d’Inverno” che con tutto il freddo che recita ed emana mi riporta a “Siberia”.
Un disco solido, quasi fosse un blocco solitario di pietra lucida e gelata, gradevole nonostante il grandissimo rischio di perdersi nei riferimenti, e nel tempo: una scelta chiara che implica necessariamente qualche anacronismo e citazione, una scelta coraggiosa perché qualcuno dirà ‘l’hanno già fatto’, ma continuate così, ché funziona.
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La recensione Danze illiberali di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-19 00:00:00
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