Ottimo disco di stoner e rock bluesaccione. Bella scoperta
Gli impulsi: picchi di energia che si alternano. Un concetto che i Diraq rubano, assieme al nome, ad un noto fisico quantistico. Un concetto caro anche a tanti esponenti del rock anni '90, per dire. Il sound dei Diraq vive di contrasti, alimentato da tante fonti d'ispirazione, con chitarre oscure e violente che ricordano i vecchi Smashing Pumpkins, una sezione ritmica spietata alla Kyuss e linee vocali visionarie. Controtempi spigolosi, spunti decisamente più acidi fino al funk-blues dai cambi di tempo repentini ("Mr Freight Train" è un gran pezzo). Riescono anche ad inserire una vena ironica e surreale ("Vicolo Squallore") non so cosa chiedere di più ad una band hard rock.
Sarà voluto ma il suono talvolta è fin troppo confuso e ruvido, il tutto funziona a dovere quando i momenti si fanno più distesi e psichedelici. Resta un ottimo disco, gioca con i cliché del genere senza esserne vittima, e mi immagino che dal vivo non deludano neanche un po'. Una bella scoperta, una spanna sopra molti progetti italiani ascoltati ultimamente.
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La recensione FAKE MACHINE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-03-05 00:00:00
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