Drone doom per un debutto da buona la prima.
Phineas Gage era un operaio americano che costruiva ferrovie, in America. Nel 1848, in seguito ad un incidente, una barra di metallo gli si conficcò nel cranio e gli distrusse una parte del lobo frontale sinistro. Phineas sopravvisse miracolosamente all'accaduto, ma la sua personalità mutò drasticamente. Da uomo mite, egli divenne un intrattabile, irascibile bestemmiatore. "Mi sembra il minimo", direte voi. Questa storia ha ispirato la scrittura di "The relation between brain and behaviour" degli Aidan, trio padovano dedito ad un post-metal strumentale plumbeo e nebbioso come la provincia dalla quale provengono. Sette solide lastre di ghisa, sette composizioni strumentali per un concept nel quale le dilatazioni del drone ("Lebanon 1823") e le cavalcate figlie dei Black Sabbath ("Dr. John Martyn Harlow") si fondono con la lentezza dello slow-core e del doom ("Pulse 60, and regular", "Lone Mountain") suonata con la potenza dello sludge, quasi ci fosse un King Buzzo qualsiasi alla chitarra. La registrazione ovattata mi ricorda quegli oscuri capolavori dei quali mi cibavo in adolescenza e la copertina, con un mondo popolato da fantocci con le travi conficcate in testa, tono su tono di grigio, spiega qusto debutto meglio di come potrei farlo io. Qualche aggiustatina tecnica (più addominali per il batterista, su, su!) e ci siamo, ma proprio tanto. Come fare la nuova scuola con l'attitudine old school. Ah, al mastering c'è James Plotkin (Khanate, Old) che ci sa fare con il drone doom. Io l'ho messo in repeat, poi fate voi.
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La recensione The relation between brain and behaviour di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-21 00:00:00
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