WEIRD. "Desert Love For Lonely Graves" 2013 - Psichedelia, New-Wave, Shoegaze

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Tre ragazzi poco più che ventenni al servizio dell'oscurità

Con le orecchie che ormai poggiano ferme sulle casse dello stereo, e la convinzione, lo sguardo, di chi ha per le mani qualcosa che non capita tutti i giorni e quando arriva è sempre stupore e meraviglia. Figlio di una bellezza strana, genuina e torbida, quella di tre ragazzi poco più che ventenni che, da una Roma dalle foto sgranate e in bianco e nero, ”dove credi che la città finisca, e dove invece ricomincia, nemica, ricomincia”, vengono fuori col bavero del cappotto alzato, gli occhi grigi e le frequenze del cuore inevitabilmente lanciate oltre la Manica.

Weird., come il cinema di Tsukamoto o le periferie malate e arse della trilogia di Kiarostami (dicono loro). Oscurità, spleen e solitudine al servizio dell'urgenza, sputare fuori, sputare tutto (diciamo noi). Perché non esiste nient'altro di meglio da fare, quando il cuore chiama e la testa non ne vuole sapere, che buttarsi a capofitto in un'avventura come questa. Sette tracce, forse a tratti troppo tirate per le lunghe, forse troppo sporche, ma proprio per questo piene di quell'ardore e quello spunto romantico che in una parola sola vuole dire sincerità. Dentro, ci puoi sentire decenni passati a tenere gli occhi fissi sul pavimento e guardarsi le scarpe. I My Bloody Valentine, per come le melodie escono fuori dal magma scuro di riverberi e delay e si inarcano, fragili e allo stesso tempo sontuose, ma anche la feroce eleganza di una band come i Ride, o la spontaneità e la bellezza di una voce dream come quella di Neil Halstead, quando con gli Slowdive cantava, era il '94, che "there's nothing here but that's okay".

Ed è di band come queste che avremo sempre bisogno. Un'altra pagina in più di questo infinito e dannato romanzo nero. Una sete d'amore che prende a morsi lo stomaco. I Weird. si affacciano sul cielo terso di Roma e ne raccontano oggi, con la convinzione e il coraggio di chi solo ha 20 anni, le linee scure e l'animo inquieto. In un inverno che ci vede fermi a stringere i pugni e serrare le fila, ci arriva dritta come un pugno in faccia la prima importante scommessa dell'anno. C'è tutta una strada da asfaltare ora ragazzi, non tiratevi indietro.

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La recensione "Desert Love For Lonely Graves" di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-01-28 00:00:00

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