Caleidoscopici. Passano dai Joy Division ai Beach Boys in poche tracce. Promossi a pieni voti
“Il mondo cambia tutti i giorni, signor Nakata. Tutti i giorni, quando arriva l’ora, spunta il sole. Ma il mondo non è lo stesso del giorno prima. E anche lei non è lo stesso Nakata di ieri. Capisce? -Si.”
Questo il passo, tratto dal romanzo del giapponese Murakami Haruki, che meglio rappresenta il disco del gruppo Kafka on the Shore, omonimo al titolo del libro. Qui di “empty” c’è proprio poco, tanto di “Beautiful”. Partendo dai titoli stessi delle canzoni, le citazioni e i rimandi si intrecciano: “Bob Dylan” ci riporta alla Factory di Warhol e all’American Way of Life, “Berlin” al sound dei Beach Boys e si tocca l'apice con“Walt Disney” (part. I e II). Ascoltando quest’ultima, i KOTS centrifugano insieme tutti i buoni e i cattivi (suoni cupi!) del mondo animato.
Siamo di fronte ad una macchina del tempo: atmosfere seventies e oniriche, una continua evoluzione strumentale dominata da una voce calda, avvolgente e poliedrica, che tanto bene si adatta ai vari generi musicali. I riff delle chitarre si trascinano magistralmente e creano un tutt’uno con la voce. È un disco divertente e, soprattutto, che ti fa divertire. Un flusso di belle cose, che vede anche la collaborazione con Chiara Castello dei 2Pigeons in “Venus”, pezzo che si distacca dal filo conduttore del disco, portando l’ascoltatore su altre frequenze, meno realistiche, più impalpabili ed evanescenti. Undici tracce che raccontano storie diverse pur rimanendo l’una vicina all’altra.
Questa la bravura dei KOTS. Il loro mondo, proprio come quello di Haruki, non è mai lo stesso, ad ogni traccia spunta un sole diverso. Promossi a pieni voti.
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La recensione Beautiful But Empty di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-18 00:00:00
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