A poco meno di un anno dalla pubblicazione del secondo cd, i comaschi Vanillina tornano in pista con un ep che ci svela le coordinate verso cui si stanno muovendo. Se infatti “Mr. Orange” diceva di una band ancora acerba e dipendente da modelli fin troppo identificabili, adesso il tentativo è di spostare il baricentro verso composizioni più personali.
In realtà l’ascolto iniziale di “Sagome” farebbe pensare solo ad un aggiustamento del tiro per avvicinarsi alla formula dei Verdena, ma si scorge comunque, da lontano, la tendenza a elaborare strutture più libere. Basta infatti lasciar scorrere il cd e la successiva “Tirza” conferma le impressioni, col suo ritmo quasi folk (!!) che a un certo punto lascia spazio alle distorsioni. Distorsioni, di chiara matrice marleniana, che costituiscono la trama di “Puss”, interessante se presa come punto di riferimento per l’evoluzione della band, ma debitrice non poco ai cuneesi di “Catartica”. Più interessante, invece, “Ghiaia”, che fa venire in mente i Motorpsycho più cattivi quando sono intenti a suonare nelle lunghe jam tipiche dei loro live.
Sicché a ben vedere se la cifra stilistica comincia a prendere forma, la prima annotazione rilevante è relativa all’etereogeneità del materiale inciso; ci sembra tuttavia un aspetto positivo della faccenda, ma il consiglio è di continuare a sperimentare e osare senza paura alcuna. Se i risultati per adesso sono questi, da parte nostra il sostegno è assicurato.
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