Trance, post-hc, elettronica e matematica in disco strumentale sciamanico.
Qayin é la lancia ed é il nome in ebraico di Caino, il primo uomo nato nella storia della Genesi. Nel contempo, il primo assassino. C'è una sinistra eco di sangue all'interno di questa meraviglia sonora che è il secondo album ufficiale per i Tetuan, trio marchigiano dedito ad un'incredibile amalgama sonora che attinge energia dal post-hardcore, dal math intriso di rumore ma anche di innesti drone elettronici, di percussioni tribali e di scale arabe. 8 pezzi che lasciano la voglia di ascoltarli ancora e ancora, fino a farli diventare il mantra sonoro dell'estasi e della battaglia.
"Rangoon" apre le danze con una cassa in quattro che muta in una melodia circolare perversa e va oltre, incita, fa letteralmente ballare. "Welcome to", percussiva e sciamanica, ti fa perdere i sensi, inondato dagli incensi ed attorniato dai damaschi, ma é un breve riposo, "Bengasi" va come un treno impazzito, il batterista nelle mani ha il potere e lo esercita come un despota mentre i suoni deragliano e sembra di ascoltare dei Trans Am marocchini integralisti, che ritroviamo anche in "Barakallahulecom", prima di fondersi nei Neurosis a doppia velocità. Ma non pensate alle tipiche chitarre distorte, sopra il ritmo c'è un wall of sound lo-fi, fatto di effetti e di strumenti elettrici ed elettronici seviziati. "Outrohn" fa da spartiacque, meno di due minuti di industrial per poi lanciarsi verso la title track ed iniziare la seconda parte della danza, che si fa epica, cambia di tempo e di intensità, fino alla trance. "Hevel" é meditazione, cresce fino a sparire. "Luxor" è il finale di catartico e canonico post hc e quando pensi di averla capita, si trasforma, si trasfigura e si conclude in un fade out che ti fa venir voglia di riascoltarlo, di danzare e sudare di nuovo.
Ottimo disco, gente spiritata, registrato in un castello e in una cava (veri o mentali non so), primitivismo, tra i collaboratori al mixer troviamo anche Marco Bernacchia (Above the tree), esce per Brigadisco e Onlyfuckingnoise. Ah dimenticavo, anche la copertina è bella. Oh, se non l'avete capito, è consigliatissimo.
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La recensione Qayin di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-03-07 00:00:00
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