Non è semplice essere semplice. Ci vuole veramente tanto così a diventare banale, sciatto, stucchevole, inconsistente o infantile se fai un disco con un simil-piccolo principe in copertina e dentro una manciata di canzoncine stralunate a base di elettronica naif e saltellante e testi da sognatore incallito. Vi si sono cariati tutti i denti al solo pensiero? Capisco. Ma se non siete proprio refrattari al genere cantautore lieve lieve con lo sguardo stupito e colorato un po' piccolo Bersani/Fabi/Tricarico, potete dargli una chance, perché – a dispetto di una prima impressione dal sapore dolciastro – il disco non è banale, sciatto, stucchevole, inconsistente o infantile. È un'onesta raccolta di filastrocche per adulti ora scanzonate ora più malinconiche, in prevalenza elettronica (“Assomigliavi a Marte” ricorda certa wave all'italiana) ed episodicamente acustica (il valzer “Chi sono io”), con una sua poetica volutamente ingenua che si esprime al meglio quando riesce a trovare un tono surreale fatto di immagini non scontate, cosa che accade per esempio in “Aperitivo” o “Proiettile di lana”, mentre non riesce a staccarsi dal già sentito e dalla lamentela quando tocca temi più evidentemente autobiografici (“Lettera a un produttore”). Il Limone insomma deve ancora maturare ma non manca il materiale per farne del buon succo.
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