Un conscio delirio di rock contaminato da jazz, funky e blues
Il conscio delirio dei Marco Ammar Band inizia con un traccia che sfrigola e scoppietta come i vinili, una suonata di pianoforte che non ha niente a che fare con il resto del disco. Rimani un attimo sorpreso e poi ti ritrovi nel mood di questi quattro ragazzi: rock, indie, alternativo, chi lo sa.
Qui c’è questo ed altro, c’è il rock più classico contaminato da atmosfere funky e fiati jazz di “Bowl Fish”, pezzo dalla ritmica incalzante e poi improvvisamente più melodica, ci sono i Foo Fighters in “African Dust on a jpg”, chitarra, batteria e basso che entrano in sequenza guidandoci verso ulteriori cambi di ritmica. Una nota di merito va a “Phantasmagoria”, dove i fill di batteria alternati alle sussurrate rullate si fondono con gli altri strumenti che non si coprono a vicenda ma mantengono i proprio spazi, riuscendo a legarsi allo stesso tempo. Con “Bruised Angel”, ballata dal gusto malinconico accompagnata da dolci rullate, le asticelle si abbassano un po’ e il disco cala di entusiasmo, tutto sembra amalgamarsi troppo e scorrere in maniera trascinata, senza esplodere davvero. “The Drone” alza di nuovo il tiro ed è subito ritmo ma, a questo punto, siamo già a fine allbum. Arriva “Silent Rhymes” e chiude il disco in modo malinconico e sognante ("Every wish you have fulfilled out of pleas like an angel’s kiss grows unexpected bliss", dicono).
I Marco Ammar Band hanno iniziato più che bene e spero che questo non sia l’ennesimo progetto che dura un battito di ciglia. C'è ancora da lavorare per migliorarsi e scalfire quei difetti tipici da band alle prese con il proprio primo album. Più che perdonabili, dopotutto.
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La recensione Conscious Delirium di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-07-29 00:00:00
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