Come aprire una stanza, smontarla quasi fosse un’anima di cartone ripiegata su di sé, e respirare pienamente la freschezza, e sentire l’azzurro intenso salire su per il naso nel momento del più intimo incontro, occhi tra gli occhi, magia del risveglio. Suoni così puliti e lucidi si muovono tra shoegaze e post rock con piglio ispirato e mai eccessivo, e i brani giocano tra le luci in esatte geometrie sonore che non sbagliano di un millimetro.
Già da “Sun Jar” tutto sembra semplice e immediato, e sai che il resto non ti tradirà, perché è chiaro che l’azzurro intenso rimarrà immutato, e quel dreamy mood a presa rapida non sfumerà, e subito “Ghost” lo conferma con le sue chitarre profumate di spazi immensi: i tasti trascinanti di “Nimbus”, il procedere cadenzato e malinconico di “Inside Out”, le onde che si infrangono contro certi ricordi in “I’m not Sleeping”, e tutto si muove con ordine lungo una retta che non cede a sperimentazioni o deus ex machina, in una visione dal profilo basso e dalle limpide intenzioni.
Prodotto da Amaury Cambuzat, “Our Secret Code” è il primo vero disco per i Droning Maud, band attiva dal 2006 che ha attraversato generi e line up per arrivare qui, ora, al traguardo di un suono cristallino e trasparente, leggero anche nelle sue pieghe più profonde, essenziale ed efficace: una bella prova.
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