Gia in passato i Votiva Lux avevano frequentato le mie casse con il gradevolissimo "Lindbergh EP", stavolta, grazie alla rinnovata fiducia accordatagli dalla Cyc Promotions, tornano a farsi sentire con una nuova prestazione che non lascia molti dubbi sul fatto che questi ragazzi siano ormai giunti a definitiva maturazione.
Per mesi è stato poggiato vicino al mio stereo nella privilegiata pila dei cd senza custodia e pertanto sempre pronti a fare un salto nel lettore. "Solaris" è fondamentalmente un disco costruito sul formato tradizionale della canzone rock ma dotato di un'indole "space" che ne regola il passo strumentale.
I Votiva Lux si tuffano in vortici ipnotici, lasciandosi trasportare da flussi circolari, pur senza mai perdere di vista una linearità espressiva che consente ai loro brani di evitare il rischio della stucchevolezza, rimanendo sempre agili ed emotivamente coinvolgenti.
Un viaggio tra paesaggi extraterrestri e chiaroscuri nord europei, accompagnato da chitarre dilatate e singhiozzanti ma capaci di ricadere in fragorose esplosioni, dialogando con una sessione ritmica talvolta con cadenza marziale, talvolta con presenza impalbabile. Le evoluzioni dei Votiva Lux sono veri e propri respiri strumentali, che riescono a ritagliarsi uno spazio autonomo pur all'interno di schemi compositivi gia ampiamente sperimentati.
La solenne raffinatezza di "Ffair", brano arricchito dalla voce-strumento di Brychan, la spazialità ciclica di "Rommel", le distorsioni isteriche della chitarra e l'amalgama armonico di "Atlantic", impreziosito dalle percussioni di Mimmo Mellace de Il Parto delle Nuvole Pesanti.
Nel piattume monocorde e fighetto in cui galleggia ormai buona parte del post-rock, trovarsi di fronte al disco dei Votiva Lux è una sensazione assai rinfrancante. Di certo non v'e' nulla che faccia gridare al capolavoro, ma indubbiamente un disco di una bellezza meritevole di conoscenza.
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