Synth-pop culture.
“Take me out tonight...”: completa la frase. Sbagliato. Non sono gli Smiths. Ma la presenza (testo, melodia, voce) è così sfacciata che non può essere un caso: “Night Lights” è praticamente la versione meno dark e più danzereccia di “There's a light that never goes out”. E tutto l'album è una versione meno dark e più danzereccia di quella new wave che ballava sì, ma sempre con lo sguardo perso nel tormento esistenziale. Sono i Depeche Mode risciacquati nell'“altra summer of love”, sono i New Order con Ian Curtis vivo e in camicia a fiori... sì insomma completa la frase: esatto, il risultato è Two Door Cinema Club. Te n'eri accorto dalla copertina? Ma non si giudica un disco dalla copertina! Però qualche volta ci si prende. Quindi hai capito: secondo la regola dei vent'anni adesso dovremmo essere in pieno revival anni novanta, però, sarà che l'epoca è postmoderna e certe regole vanno farsi allegri giri, da queste parti gli Ottanta non accennano a cedere il passo. Pazienza, a noi i synth usati a modino, le voci tenebrose, il basso in primo piano, i balli sotto la pioggerella inglese, ci piacciono sempre. E qui i synth sono usati a modino, la voce è tenebrosa quanto basta, il basso in primo piano, e si balla sotto un'immaginaria pioggerella inglese. Completiamo la frase: take me out tonight... e portami a ballare gli Smiths e i Depeche Mode, e i Bloc Party e i White Lies e sì dai, anche The Hollyhocks.
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La recensione Pop Culture di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-05-28 00:00:00
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