Un disco ingabbiato nelle influenze dei mostri sacri che (in teoria) tenta di eguagliare.
Gaetano Miraglia, cantautore autodidatta (ed autoprodotto) con la sua ultima fatica discografica non demarca un punto entusiasmante della sua carriera pluridecennale.
Le nove tracce di "Cieli Trasparenti", registrate e mixate interamente homemade dall'autore, mancano sia di originalità creativa che di carisma rendendo l'ascolto delle stesse ostico e pesante anche per i più volenterosi; si percepiscono forti influssi del bel canto all'italiana ma l'intento di rinverdire i fasti di De Andrè & Co. resta tuttavia utopico, molto lontano da una realizzazione concretamente apprezzabile.
I 37 minuti dell'album si snodano ora su episodi appartenti alla vita dell'artista, ora su fatti di rilevanza storica (come in "Budapest 56"). Discutibili le scelte linguistiche direzionate in modo totale verso il canto in prosa: la rinuncia al ritmo nelle parole non è una scelta felice e contribuisce all'atmosfera surreale di cui è intriso "Cieli Trasparenti", prodotto nato (ed ideato) in barba ai canoni dell'industria discografica moderna e della sua filosofia basata sul giudizio (a tratti letale) dell'ascoltatore.
In definitiva, c'è da tributare il fatto che al lucano trapiantato in Lombardia (e al suo lavoro) non difetta il coraggio: sfornare a 51 anni tali registrazioni rappresenta una chiara affermazione di personalità (da intendersi in senso strettamente soggettivo), per il resto di salvabile c'è davvero poco.
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La recensione Cieli Trasparenti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-04-02 00:00:00
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